Santa Gemma Galgani: tenerezza, severità e rimproveri dell’angelo custode

TRATTO DAL DIARIO DI SANTA GEMMA GALGANI

Tenerezza, severità e rimproveri dell’angelo custode.

Stanotte ho dormito, col mio angelo custode accanto; nello svegliarmi l’ho veduto vicino a me; mi ha dimandato dove andassi. « Da Gesù », ho risposto.

Tutto il resto del giorno è corso benissimo. Dio mio, ma verso sera che è mai avvenuto! L’angelo custode si è fatto serio e severo; io non sapevo indovinarne la cagione, ma lui, ché nulla posso celargli, in tuono severo (nel momento che mi ero messa a recitare le solite preghiere) mi ha demandato che facessi. «Prego». «Chi aspetti?» (facendosi sempre più serio). lo non pensavo a nulla. «Confratel Gabriele» [risposi]. A sentir pronunziare quelle parole, ha cominciato a gridarmi, dicendomi che invano aspettassi, come pure aspettassi invano la risposta, poiché…

E qui mi ricordò due peccati fatti nel corso del giorno. Dio mio, che severità! Pronunziò queste parole più volte: «Mi vergogno di te. Finirò col non farmi più vedere, e forse… chi sa se neppure demani ».

E mi lasciò in quello stato. Mi fece pure piangere tanto. Ho voglia di chiedere perdono, ma, quando è così inquietato, non ci è caso che mi voglia perdonare.

L’angelo le manifesta la sua benevolenza. Avvertimenti di vita spirituale.

Non l’ho più riveduto stanotte, neppure stamattina; oggi mi ha detto che adorassi Gesù, che si trovava solo, e poi è risparito. Stasera poi era assai meglio della sera innanzi; gli

ho chiesto più volte perdono, e pareva disposto a perdonarmi. Stanotte è stato sempre con me: mi ripeteva che fossi buona e non disgusti più il nostro Gesù e, quando sono alla sua presenza, stia meglio e più buona.